Ma ti ricordi quando per chiamarsi non c'era bisogno di organizzare? Ci si chiamava, semplicemente... Si evitavano gli orari dei pranzi, i giorni di festa si chiamava piú tardi, tutti conoscevano e rispettavano queste regole non scritte, le uniche eccezioni erano le emergenze. I numeri si ricordavano a memoria, e giravano, e facevamo quel rumore... trrr, trrr... Se in casa non c'era nessuno non si poteva neanche lasciare un messaggio, si chiamava piú tardi. Non si sapeva se qualcuno aveva chiamato, ne chi aveva chiamato, neppure quando si era in casa si sapeva chi chiamava... Prendere la cornetta era una sorpresa, sempre. Ci faceva saltare dalla sedia con un sorriso sulle labbra, lo squillo del telefono... Le corse... Chi sará? Cosa ci racconterá di bello? Se si era occupati c'era un metodo molto efficace di farlo sapere alla persona che ci chiamava: si diceva. Erano tempi piú semplici, in cui un "ti chiamo dopo, adesso ho da fare" significava solo quello, e pronunciare questa frase non era considerato un peccato ne da parte della persona che la diceva, ne da parte della persona che la ascoltava... Perché le chiamate erano qualcosa di bello, una forma di continuare un'amicizia, di parlare di un tema lasciato in sospeso, un modo di condividere un'esperienza, di raccontare quello che ci era successo, anche se non era niente di speciale... Giuro che mi sembra stranissimo il fatto che adesso, con un telefono sempre appresso, ci si senta addirittura scomodi al chiamare qualcuno "solo" per parlare... Siamo connessi le 24 ore del giorno, in qualsiasi situazione, e utilizziamo questa incredibile tecnologia basicamente per lavorare, senza mai chiedere scusa all'intrometterci nelle vite altrui in qualunque momento... per lavoro. Ma per parlare, "solo" per parlare, bisogna organizzarsi... Non ti sembra che fosse piú bello, prima? Laura
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L'AutriceUna Mente piena di Idee Archivi
April 2018
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